Sognando Cuba

Cuba è l’unico Paese al mondo con un alto indice di sviluppo umano e un basso impatto ecologico.

Può diventare questo il nuovo sogno americano? Non un sogno individuale, di ricchezza personale, di consumo. Un nuovo sogno, collettivo, di crescita e di innovazione, verrebbe da dire culturale, responsabile, di equilibrio.

Dopo la caduta del muro, Cuba si è trovata isolata dal resto del mondo, avendo perso il partner commerciale principale. Aveva l’agricoltura più industrializzata dell’America latina, indirizzata alla monocoltura d’esportazione, e faceva uso massiccio di pesticidi, fertilizzanti, e macchine agricole.

Da un giorno all’altro, i cubani hanno dovuto ripensare a come produrre il cibo per sfamarsi, utilizzando pochissima energia, riducendo il trasporto al minimo, rinunciando ad additivi chimici e a macchinari pesanti, in una parola, rinunciando al petrolio. Tutti hanno dovuto mobilitarsi, dai produttori sul terreno ai ricercatori nelle università, per recuperare la capacità perduta di prendersi cura della terra perché lei si prenda cura degli uomini. Ci sono riusciti abbastanza bene, tanto da guadagnarsi il “premio Nobel alternativo” per aver dimostrato che l’agricoltura biologica può avere rendimenti superiori a quella industriale.

La transizione ovviamente non è avvenuta in un giorno, ma è stata frutto di un ripensamento completo delle logiche di produzione. Per restare nell’ambito agricolo, un bell’esempio di transizione è stato l’emergere dell’agricoltura urbana: se bisogna ridurre il trasporto, bisogna rilocalizzare, produrre laddove si mangia. Hanno visto la luce gli orti urbani, collettivi, le fattorie urbane, e diverse forme di agricoltura sostenibile e ottimizzazione dell’uso delle risorse. È apparso evidente che la risposta dovesse essere collettiva, che tutti dovessero dare il proprio contributo. Bisogna però ammettere che, per quanto i risultati siano stati sorprendenti, l’importazione di alimenti rimane una percentuale importante nel piatto dei cubani, e il reddito degli agricoltori locali è, lì come nel resto del mondo, troppo basso per renderlo un lavoro da sogno.

La transizione insomma, nel caso cubano, non è stata indolore, soprattutto considerando la mancanza di libertà e di piccoli lussi che affligge la popolazione. Quando il cambiamento non è voluto, è difficile da digerire. Rimane però il fatto che di lezioni da imparare ce ne sono. Se è vero che entro il 2060 il petrolio sarà finito, è bene cominciare a pensare a cosa mangiare d’altro. Basterebbe poco per cominciare a cambiare e conquistare l’indipendenza non solo dal petrolio, ma anche da un modello economico malato e autodistruttivo. Non dico di metterci tutti a coltivare sui tetti, anche se sarebbe bellissimo, ma almeno di piantare alberi da frutta in città.

Se poi qualcuno si frega tutta la frutta di notte per rivenderla, avremo almeno le prove che i problemi dell’Italia vanno ben al di là di questo governo, e magari avremo il coraggio di mobilitarci sul serio per costruire un’Italia migliore.

34 commenti su “Sognando Cuba”

  1. Vero, ci ho fatto una tesi anni fa, hanno delle leggi molto restrittive e sono gli unici che non permettono costruzioni selvagge – quindi tengono all’ambiente da vari punti di vista. Per molti aspetti sono avanti rispetto a molti paesi specialmente del centro e sud america. Hanno altre problematiche che tutti conosciamo ma se non avessero resistito sarebbero diventati un mix tra Cancun, Santo Domingo e Las Vegas con l’aggiunta delle favelas brasiliane

    • Io odio tutte le dittature, perché la libertà non ha prezzo,però Cuba non dimentichiamo quella che era negli anni 60. Io ho una cognata Cubana, e certamente per quanto riguarda la libertà sono ancora carenti, però voglio dire una cosa: mia cognata certamente vorrebbe più liberta, mentre sua madre che vive ancora a Cuba e ha vissuto gli anni peggiori, preferisce come stà ora e non i suoi anni passati. Oggi giorno mia cognata confrontando come vive in Italia e come sarebbe stata se viveva a Cuba, sono convinto che se non avesse figli, e non si fosse sposato con mio fratello ritornerebbe volentieri a Cuba, visto i chiar di luna che ci sono in Italia.

  2. la tua analisi è carina…ma manca di molti dati, quindi risulta sbagliata.
    a cominciare dalla coltivazione in città, che con il livello di inquinanti che ci ritroviamo significherebbe mangiare mela al veleno, finendo dell’analisi del ciclo di produzione cubano e di coem sopravvivev aprima del crollo dell’est europa..

    continua così ma informati di più…

    d

  3. noi siamo in democrazia ma ti risulta che siamo liberi o che ciò che vogliamo noi conti qualcosa?

  4. Tutto vero, ho sempre votato a sinistra e lo farò per sempre, ma quando ho guardato la tristezza nei loro occhi parlando del mondo che loro non possono visitare mi sono vergognato per tutta la libertà di cui sono privati!!!! Mettete la libertà al primo posto se volete Cuba come modello

  5. è utile cominciare fin da ora a risparmiare energia e ritornare a una vita armoniosa con la natura che ancora, nonostante tutto, resiste

  6. Scusate ma non vi sembra un pò strano e forse anche un pò stupido innalzare come modello dell’ideologia comunista un potere dittatoriale come quello che esercita Castro a Cuba? Ho letto l’articolo postato qui sopra e francamente a parte i vari elogi all’agricoltura urbana e alla difesa dell’ecosistema, non ho trovato altro. Ed è strano, perchè una persona che si professa “comunista” non dovrebbe tralasciare problemi come: “libertà”, “lavoro”, “legalità”, “libertà di informazione”, ecc ecc. Problemi che Cuba ha. Aggiungo dicendo che forse sarebbe bene e salutare essere comunisti non accettando i modelli: sovietici, cinesi e cubani; i quali, forse, hanno macchiato l’ideologia marxista. Buona giornata.

  7. Ci sono delle democrazie o presunte tali dove la libertà è un sogno altro che Cuba, con questo non sostengo le dittature ma sinceramente ho visto in Cuba la voglia più di avere le adidas o le nike più che pensare a quello che realmente troverebbero in un’altro paese. Sanità per tutti, educazione per tutti sarebbero solo un sogno , si Cuba non è da prendere come esempio ma quale paese sarebbe da prendere come esempio l’Italia forse ??

  8. Scusate ma non é cosí semplice, indubbiamente Cuba é ancora un esempio di come dovrebbe essere organizzato un paese civile, sanitá e istruzione pubblica al primo posto, ma purtroppo la realtá é ben diversa e anche sull´embargo c´é molto da dire cosí come su Fidel ed il suo operato, é un argomento troppo complesso e dopo aver passato del tempo a Cuba ci sono molte riflessioni da fare.

  9. ALESSANDRA PIZZICOTTINA IO HO ZIO E ZIA CHE VANNO 3 VOLTE ALL’ANNO….CON KLE FIGLIE…E MI HA PROPOSTO POU’ DI UNA VOLTA DI LASCIARE TUTTO E ANDARE LI A VITA…SE DOVESSE ESSERE TI FACCIO UN FISCHIO……

  10. Paesi da prendere come esempio: La Svezia(300 anni senza guerre,libertà di stampa, welfare per tutti, parità dei diritti, rispetto per l’ambiente e donne che fanno l’amore solo perchè gli piaci !

  11. Cuba per alcune cose come la sanità è avanti a parecchi paesi latino-americano ma, se sei gay finisci in carcere e non puoi manifestare il dissenso

  12. Gli italiani sono innamorati del sudamerica perchè li si sentono i “Papi”o i briatore di turno: sesso, droga e merengue(il rock n’roll non è tanto contemplato tra i latini).I sudamericani sono allegri e Gli scandinavi sono dei ghiaccioli come la loro terra!Ma vi siete mai chiesto che dietro a tanta allegria si nasconde la sofferenza di un popolo sfruttato da regimi corrotti o pseudo–rivoluzionari narco-guerriglieri, anche se a cuba la situazione è già migliore che da altre parti!

  13. Persone come CHE GUEVARA e ENRICO hanno una statura molto al di sopra di dittatorelli come castro e chavez per non parlare di quegli assasini delle farc!

  14. l’articolo è interessante e mi pare che fornisca parecchi spunti di riflessione anche il nostro paese che è annoverato tra quelli avanzati.
    1) Perchè non prendiamo anche noi in considerazione la possibilità di avere grandi orti alle porte delle grandi città : verdure fresche e di stagione a km zero.
    2) Accorciare la catena della distribuzione fa bene a tutti : produttori e consumatori.
    3) Minore inquinamento e meno terreno a disposizione degli speculatori.
    4) Minore impatto ambientale riducendo il confezionamento
    5) Riduzione delle coltivazioni intensive che arrichisono pochi grandi coltivatori superfinanziati dalla UE.
    Lo spirito dell’articolo mi sembrava questo e non l’esaltazione di Cuba come paese “modello”.

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