La Democrazia dell’Applauso

httpv://www.youtube.com/watch?v=HcTn9biGrGw

È così che muore la libertà… sotto scroscianti applausi
(Padme Amidala, Star Wars – La Vendetta dei Sith)

 

Il 16 maggio 1984 su “La Stampa” apparve un articolo di Norberto Bobbio che stigmatizzava l’elezione congressuale di Bettino Craxi a Segretario generale del PSI per “acclamazione”, denunciandone il significato personalistico e autoritario, che sembrava reintrodurre sulla scena italiana il culto del “capo carismatico” e nel partito la pratica proprietaria del “padrone” al di sopra delle regole. Metteva in guardia dai rischi di una politica personalistica e spettacolare, che avrebbe finito per svuotare di significato la vita democratica dei partiti.

 

Scriveva Bobbio: “L’elezione per acclamazione non è democratica, è la più radicale antitesi dell’elezione democratica. È la maniera, che dopo Max Weber non dovrebbe avere più segreti, con cui i seguaci legittimano il capo carismatico; un capo che proprio per essere eletto per acclamazione non è responsabile davanti ai suoi elettori. L’acclamazione, in altre parole, non è un’elezione, è un’investitura. Il capo che ha ricevuto un’investitura, nel momento stesso che la riceve, è svincolato da ogni mandato e risponde soltanto di fronte a se stesso e alla sua emissione. Possibile che il congresso che ha compiuto un tale atto, e l’onorevole Craxi che l’ha accettato, non si siano resi conto dell’errore madornale che stavano compiendo, soprattutto nel momento in cui il partito socialista e il presidente del Consiglio che lo rappresenta sono accusati, a torto o a ragione, di tendenze autoritarie?

 

È questo uno dei motivi per cui Bobbio, insieme al meglio della tradizione socialista (Lombardi, Giolitti, Codignola, Enriquez, giusto per fare dei nomi), abbandonò il PSI di Craxi, che nella sua rovina finì per sacrificare l’intera tradizione socialista. Si è visto poi che molto dell’elettorato del leader socialista e numerosi dirigenti che a lui devono la carriera, si sono rifugiati in massa sotto le bandiere di Berlusconi, contribuendo alla nascita di una nuova destra che dal craxismo ha avuto molto da imparare.

 Non è un caso, infatti, che Forza Italia sia nata con la benedizione di Craxi, prima che fuggisse in Tunisia (e pare dalle rivelazioni di Ciancimino pure con ben altre benedizioni) e che Berlusconi sia stato per 16 anni l’unico leader politico ad aver riproposto la pratica autoritaria del “padrone del partito” e che sia stato sistematicamente eletto Presidente del partito per acclamazione (due volte, la prima nel 1994, la seconda nel 2009); e che in 15 anni di vita Forza Italia abbia avuto solo due congressi, quello di fondazione e quello di scioglimento.

A tutto questo siamo stati abituati grazie a sedici anni di bombardamento mediatico, ma sinceramente è allarmante che la pratica della politica dell’applauso si sia estesa anche a Sinistra. Non mi riferisco solamente all’Italia dei Valori, con un Di Pietro che gestisce il partito sempre più come un’azienda e il cui congresso l’anno scorso ha fatto ridere anche i polli per la deriva plebiscitaria che ha assunto (con il sostegno all’impresentabile De Luca in Campania), ma anche a Sinistra Ecologia e Libertà, dove Vendola, de facto, è diventato la Madonna e non si può nemmeno far finta di criticare, che subito si viene tartassati da una valanga di insulti da parte dei suoi seguaci trinariciuti più accaniti.

Vendola, a differenza di Di Pietro, abbraccia un’orizzonte culturale e politico più vasto e più profondo, per carità, e serve sicuramente il lavoro nobile che ha fatto a Sinistra del PD (spingendo anche quest’ultimo a rivedere certe sue disastrose posizioni), ma è inaccettabile che si debba prenderlo in un unico blocco, ovvero o sei suo sostenitore sfegatato o sei suo avversario (o peggio dalemiano): posso dire, per esempio, che trovo una vergogna i finanziamenti a Don Verzé in Puglia o è lesa maestà? O che paragonare il lutto per la morte di Berlinguer a quello di “Bettino Craxi, morto in esilio dalla sua patria” lo trovo offensivo per quei due milioni di italiani che erano al funerale di Enrico, tra cui probabilmente anche lo stesso Vendola? Le derive plebiscitarie, i Messia, i salvatori della patria non hanno mai prodotto nulla di buono e, anzi, caricando leader di così grandi aspettative, si rischia solo di generare altrettanto grandi delusioni.

Il Partito Democratico,da par suo, anche se non è incentrato su una persona sola, è assalito da troppi leader carismatici e paradossalmente ha un segretario che carisma ne ha poco o nulla (ma forse per questo è in ascesa nei sondaggi): l’eterna guerra tra veltroniani e dalemiani ha distrutto la Sinistra post-comunista e continua tutt’ora a far danni, a causa di questa folle gara a chi sembra più moderno, più riformista, meno comunista, ma a volte anche di sinistra (a seconda della platea).

Non è il caso di compiangerci. Stiamo attenti, però, come diceva Gaber, non tanto a Berlusconi in sè (non è eterno), ma al Berlusconi in Noi: quello è duro a morire e rischia di non risolvere il problema, a scapito della democrazia e della libertà.

47 commenti su “La Democrazia dell’Applauso”

  1. Basti vedere l’incensazione acritica e aprioristica del nuovo messia Vendola per capire che no, la sinistra non è immune, purtroppo.

  2. vabbè, acritica e aprioristica mi sembra un pò esagerato….. i fans ci sono in ogni dove, ma non mi sembra giusto generalizzare…!

  3. nooooooooo, magari! Se così fosse e una parte almeno del paese fosse immune da applausi e fischi e si mettesse alla ricerca del pensiero, forse ci sarebbe una possibilità e io spero che, prima o poi, una piccola scintilla ………

  4. nooooooooo, magari! Se così fosse e una parte almeno del paese fosse immune da applausi e fischi e si mettesse alla ricerca del pensiero, forse ci sarebbe una possibilità e io spero che, prima o poi, una piccola scintilla ………

  5. Il mio amico Enrico, schivo com’era, sicuramente se poteva evitava gli applausi ma diceva delle cose giuste e come dare a non applaudire. Il nano di Arcore è il re della democrazia dell’applauso, inscena comizi ovunque sparando cazzate a più non posso (vedi Lampedusa solo per fare un ultimo esempio) e c’è qualcuno che lo applaude.

  6. Il mio amico Enrico, schivo com’era, sicuramente se poteva evitava gli applausi ma diceva delle cose giuste e come dare a non applaudire. Il nano di Arcore è il re della democrazia dell’applauso, inscena comizi ovunque sparando cazzate a più non posso (vedi Lampedusa solo per fare un ultimo esempio) e c’è qualcuno che lo applaude.

  7. Preferisco la democrazia dei NO, se un NO non genera un conflitto ma ci fa porre delle domande allora il senso della democrazia ci appartiene, gli applausi e i SI ruffiani annaguano la democrazia e atrofizzano le menti.

  8. Preferisco la democrazia dei NO, se un NO non genera un conflitto ma ci fa porre delle domande allora il senso della democrazia ci appartiene, gli applausi e i SI ruffiani annaguano la democrazia e atrofizzano le menti.

  9. mi sa che ce lo teniamo mooolto a lungo, purtroppo. primo perchè, bene o male, si parla sempre di lui. secondo perchè disponde di denaro, giornali, tivu, tirapiedi e quant’altro, terzo perchè gli italiani in linea di massima ormai si sono assuefatti, c’hanno fatto il callo e hanno perso la forza di indignarsi. tendenzialmente la gente accetta supinamente e come diceva la fallaci “gli italiani, in fondo al cuore, sentono la necessità dell’uomo forte”. tra silvio e palpatine scelgo mille volte palpatine.

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