Se vuoi la pace, prepara la pace

Se vuoi la pace, prepara la guerra”, dicevano certi antenati. E invece io la penso come i pacifisti di tutto il mondo di oggi: “Se vuoi la pace, prepara la pace.
(Enrico Berlinguer)

Le ultime notizie dalla Libia sono che, dall’inizio della rivolta, ovvero in quattro settimane, sono morte 8.000 persone. Ottomila vite spezzate dalla furia omicida del solito dittatore a cui è stato lasciato fare il bello e il cattivo tempo, finché esigenze tutt’altro che umanitarie (il petrolio) hanno imposto ai grandi esportatori di civiltà, libertà e democrazia occidentali il solito intervento militare per ristabilire la giustizia.

E dov’erano questi signori negli ultimi 42 anni, mentre Gheddafi soffocava nel sangue rivolte, legittime richieste di maggior democrazia e il libero arbitrio? Probabilmente erano impegnati a far fuori, sempre per i soliti motivi tutt’altro che umanitari, altri dittatori, che magari essi stessi avevano messo là e rifornito di armi proprio per favorire i loro interessi, che però da quel momento in poi non venivano più garantiti e quindi la ragion di Stato imponeva alle loro coscienze (o ai loro portafogli) di intentare sante alleanze democratiche contro i crudeli dittatori.

O magari, sempre in funzione anti-comunista, armavano i talebani, uccidevano Salvador Alliende, tentavano con esiti incerti vari golpe neo-fascisti in Italia, per non parlare delle stabili dittature in Grecia e Argentina e potremmo andare avanti sul percorso delle dittature per salvaguardare la democrazia (un paradosso che nel mondo dura tutt’ora).

E come mai i volonterosi, come hanno chiamato l’allegra armata brancaleone che litiga pure sul numero di missili da lanciare, non sono andati a bombardare anche nel Myanmar (ex-Birmania), dove al potere c’è una dittatura militare? E in quanti paesi africani efferate dittature costringono milioni di persone all’esilio e all’emigrazione? La democrazia e la libertà non sono uguali in tutto il mondo?

Probabilmente sono più uguali nei Paesi ricchi di materie prime e soprattutto di petrolio, perché altrimenti non si spiegherebbero queste strane eccezioni al principio di uguaglianza che imporrebbe di trattare tutti gli stati dittatoriali allo stesso modo. Cina e Russia comprese.

Per tre settimane la comunità internazionale indugiava sull’intervento militare in Libia, diventando complice di un massacro inenarrabile. Invece di intervenire con le bombe, si poteva fare qualcosa di più, meglio e prima di questo grande pasticcio che qualcuno ha anche il coraggio di chiamare missione di pace (ed è invece una guerra): armare i ribelli, isolare Gheddafi, bloccarne aiuti, togliergli la terra sotto i piedi. E assicurarlo alla giustizia internazionale. Questo però non andava fatto 3 settimane fa. Andava fatto almeno 30 anni fa.

Del resto, la pratica Gheddafi ha cercato di risolverla già Reagan con le bombe nel 1986 (ma il grande statista da tutti compianto Bettino Craxi telefonò a Gheddafi per avvertirlo della cosa, quindi violando il patto di segretezza della Nato), ma fallì miseramente. E noi Italiani negli ultimi 42 anni abbiamo mantenuto comodamente il piede in due scarpe, giusto per non compromettere l’inaffidabilità e l’incoerenza che tanto ci hanno distinto in politica estera in 150 anni di storia unita.

Quindi che fare? Vale il “si vis pacem, para bellum” di latina memoria, oppure il “si vis pacem, para pacem” di Enrico Berlinguer? Il nodo è certamente difficile da sciogliere e non c’è una risposta univoca (c’è chi, ad esempio, come D’Arcais che è a favore dell’intervento e chi non lo è come Gino Strada).

Posto che io la penso come Hemingway, ovvero che le guerre sono combattute dalla più bella gente che c’è, o diciamo pure soltanto dalla gente, per quanto, quanto più ci si avvicina a dove si combatte e tanto più bella è la gente che si incontra; ma sono fatte, provocate e iniziate da precise rivalità economiche e da maiali che se ne avvantaggiano. Sono persuaso che tutta la gente che sorge a profittare della guerra e aiuta a provocarla dovrebbe essere fucilata il giorno stesso che incominciano a farlo da rappresentanti accreditati dei leali cittadini che la combatteranno.”

se la guerra si può evitare (ed è sempre possibile farlo), bisogna però che in ogni sistema vengano introdotti i giusti anticorpi sociali e culturali per impedire l’avvento di uomini della provvidenza che sono le cause uniche ed esclusive delle sofferenze quotidiane di milioni di persone.

Perché la pace, nel caso se lo fossero dimenticati i fan del libero mercato senza regole, è il più grande fattore di sviluppo. Nella pace i popoli possono usare la ricchezza per soddisfare le proprie necessità di vita e di crescita, per produrre altre ricchezze utili, per migliorare ed elevare la propria cultura, i propri modi di vivere e di consumare, e non per produrre strumenti di distruzione e formare soldati.

Se i miliardi di dollari al giorno che gli uomini spendono per gli armamenti fossero usati a fini pacifici, questi potrebbero contribuire a mutare il destino dell’umanità intera.

Sono certo, però, che come al solito, gli illuminati che ci governano ci arriveranno troppo tardi. O forse mai.

23 commenti su “Se vuoi la pace, prepara la pace”

  1. a me pare non avessero capito un beatissimo fallo!
    E’ come dire: se temi la febbre, bèccati un’infezione! Oppure: se hai paura di un incidente stradale, vai in moto ad occhi chiusi! …E si può andare a vanti parecchio…

  2. FATELO GIRARE
    Oggetto: Se condividi… inoltra: € 3.000,00! Se condividete, fate girare. Io condivido. La Rai ha appena firmato un contratto con il sig. Ferrara al quale viene affidato lo spazio che fu di Biagi. Ogni giorno, dopo il tg1, il sig. Ferrara avrà la… possibilità di dire tutto quello che pensa per 7 minuti. Questi 7 minuti CI COSTERANNO 3Mila euro alla volta. Si, avete capito bene, il sig. Ferrara porterà a casa ogni Santo giorno per ben 3 anni 3 mila euro al giorno. Noi cittadini, purtroppo, non possiamo fare molto. Io vi chiedo addirittura di non fare nulla, non sintonizzatevi Sul suo programma, se guardate il TG1 cambiate canale appena finisce il telegiornale. Non consideriamolo, lasciamo che gli ascolti a quell’ora crollino. Diamo un segnale preciso, è una cosa piccola? forse, ma è anche un preciso segnale che siamo stufi. Più siamo meglio è! L’ho appena ricevuta. Se ritenete fatela girare. Ciao.Mostra tutto
    Di: Sergio Brunetti

  3. meraviglioso pensiero, ma occorre attrezzarsi per non essere invasi da chi non è così pacifista!

  4. Patto
    Stringo un patto con te, Walt Whitman:
    Ti ho detestato ormai per troppo tempo
    vengo a te come un figlio cresciuto
    che ha avuto un padre dalla testa dura.
    Ora sono abbastanza grande per fare amicizia.
    Fosti tu ad abbattere il nuovo legno,
    ora è tempo d’intagliarlo.
    Abbiamo un solo fusto e una sola radice:
    ristabiliamo commercio tra noi.

    (da Ezra Pound, Poesie scelte, Mondadori, 1960; trad. di A. Rizzardi)

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