SIAMO IN GUERRA, CE NE SIAMO RESI CONTO?

Sempre più abituati alla spettacolarizzazione di qualsiasi evento ci capita che questi passino praticamente in sordina quasi senza che ce ne rendiamo conto.

Le guerre già dagli anni ’90, a partire dalla Guerra del Golfo, insomma, hanno, infatti, come caratteristica quella di essere conflitti in diretta televisiva: si sta comodi in poltrona, sul divano, nel letto o a tavola mentre nella magica scatola si vedono persone, case, città totalmente annientate.

Capita, allora, che ogni tragedia, ogni caso diventi poco più che nulla, qualcosa di lontano, sembra quasi di assistere alla proiezione di un film americano zeppo di effetti speciali, ce n’è uno sulle Torri Gemelle, uno sulla Libia, un altro sull’abbattimento delle statue di Saddam, uno sul Giappone e così via.. Tanti film di quelli che attirano per un attimo la nostra attenzione “Ehi, guarda lì che assurdità!” ma che, poi, fan ritornare alla quotidiana routine.

E così le bombe, gli tsunami o i reattori nucleari quasi perdono di spessore, perdono contatto con la realtà, si sollevano. Non sono più eventi realmente accaduti, in un certo senso: sono ormai cose lontane presentateci tra un video sul caimano fischiato (o osannato, a seconda delle reti) e un cartone animato o tra i risultati dell’ultima giornata sportiva e un reality show, sono cose che, cambiato canale, attesa la fine del relativo servizio o spenta la tv, non hanno importanza, non hanno peso, divengono leggere.

Ci hanno pian piano assuefatto alla leggerezza, presentandoci il mondo intero come qualcosa da vivere alla giornata, senza troppi pensieri, senza preoccupazioni. Diventa difficile, in questo contesto, persino avere relazioni interpersonali: non si ha bisogno di persone fisse attorno a noi, diventa troppo difficile curarne i problemi, richiede troppo impegno decidere di salvare qualcuno e così si lascia andare anche chi si ama perché “troppo impegnativo”.

E tuttavia la soluzione sta proprio lì, bisogna salvarsi (o lasciarsi salvare) allontanandosi dalla psuedo-realtà televisiva e dal suo insostenibile vivere leggero, che porta alla noia, alla monotonia, al non accontentarsi mai di ciò che si ha e, infine, al vivere apaticamente tutto ciò che avviene attorno; è necessario riabituarsi alla pesantezza, vivere tornando a dare alle cose il proprio nome, il proprio vero valore, il proprio peso: un amore è un amore come una guerra è una guerra. Per innestare nella nostra mente il meccanismo di salvataggio basta cominciare già ad esser sinceri a livello lessicale, non lasciarsi andare alla svalutazione degli eventi, all’inganno che tutto sia lontano e non ci tocchi..

CAVOLO, VE NE RENDETE CONTO?
C’È UNA GUERRA A POCHI CHILOMETRI DALLE VOSTRE CASE!!

Ma d’altronde cosa aspettarsi da una società che spaccia le guerre per “missione di pace”, una società che ha confuso sesso e amore, che ci fa rincorrere i facili traguardi facendoci tralasciare i nostri sogni perché troppo difficili da realizzare? Cosa aspettarsi, cosa? Se non un enorme inganno?

26 commenti su “SIAMO IN GUERRA, CE NE SIAMO RESI CONTO?”

  1. No, purtroppo nessuno si sta rendendo conto altrimenti il discorso che più sento in queste ore non sarebbe che l’unica soluzione per destituire Gheddafi è questo intervento armato, senza capire che prima proprio chi ha avvalorato questo intervento lo ha armato e legittimato a livello internazionale. NO A TUTTE LE GUERRE.

  2. …le persome si accorgono dei problemi e delle difficoltà solo quando vengono chiamati a risponderne in prima persona per cui: lo stato sta fallendo solo quando non mi pagherà più lo stipendio, sono in guerra solo quando mi sparano addosso o mi distruggono casa , la sanità pubblica non esiste più solo quando non potrò più curarmi e via dicendo. dello stillicidio che ci ha portato a questo BUIO nesssuno l’ ha notato…… che disperazione !!!!!!!!!!!!!!!!!

  3. il nano e quei due coglioni di Frattini e La Russa pensano di giocare ai soldatini……sono all’acme della goduria ……ma noi siamo in guerra da almeno 15 anni con questa banda di inutili idioti…..e ancora nn si è capito……purtroppo:-))

  4. Trascrivo uno filastrocca che ho fatto imparare a memoria a mio figlio per esercizio di italiano (visto che a scuola oggi la distruzione della Memoria passa dall’assenza del suo esercizio):

    PER UNA TV QUADRA TONDA

    Per il progetto “IL GIOCO DI MIRANDO” dell’Assessorato alle politiche della città delle bambine e dei bambini del Comune di Roma, 2000

    Mio nonno ciccione si chiama Felice:
    è vero anche se la TV non lo dice.
    In piazza da ieri è arrivata la giostra:
    è vero anche se la TV non la mostra.
    A me piace Chicco ma a lui piace Carla:
    è vero anche se la TV non ne parla.
    A quello che dico mio padre ci crede:
    è vero anche se in TV non lo vede.
    Le cose del mondo son molte di più
    di quelle che entrano nella TV.
    E se lo disegni, è presto spiegato:
    il mondo è rotondo, il video è quadrato.

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