L’Italia è una Repubblica fondata sulla mafia

(qui è riportato solo un estratto. La trascrizione completa del video è qui: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/31/litalia-e-una-repubblica-fondata-sulla-mafia/89405/)

Craxi beato, Berlusconi salvato
Il primo luglio Borsellino è a Roma per interrogare uno dei primissimi pentiti che hanno deciso di parlare di mafia, politica e istituzioni, Gaspare Mutolo e è il famoso incontro durante il quale mentre Borsellino sta facendo l’interrogatorio, Mutolo lo sta preannunciando di cosa intende parlare e tra questi obiettivi di cui intende parlare ci sono Bruno Contrada, c’è un giudice ritenuto colluso, il Giudice Signorino e altri, Borsellino viene convocato al Viminale dove sicuramente incontra il capo della Polizia Parisi, dove quasi sicuramente ha incontrato Bruno Contrada, del quale Mutolo gli stava parlando fino a pochi minuti prima e dove risulta assolutamente accertato che è arrivato fin dentro l’ufficio del nuovo Ministro dell’Interno Mancino, il quale poi sapete dice che non se lo ricorda.E’ la fase questa nella quale Riina, che si era illuso sul fatto che lo Stato fosse già pronto a venire a patti, adesso si è reso conto che la trattativa batte un po’ in testa, forse a causa del cambio del Ministro, c’è stato uno stallo, per cui Riina dice, riferisce Brusca in quei giorni: dobbiamo dare un altro colpettino, il colpettino è proprio l’uccisione di Paolo Borsellino che, evidentemente, informato della trattativa, la stava ostacolando e chissà che non l’abbia fatto sapere proprio quel giorno in cui è stato convocato al Viminale, ci vuole una nuova prova di forza di Cosa Nostra e il 19 luglio c’è la strage di Via D’Amelio con tutto il depistaggio che poi è oggi oggetto del procedimento per la revisione del processo di Via D’Amelio perché naturalmente Via D’Amelio viene immediatamente addossata a alcuni quaquaraqua abbastanza improbabili a cominciare da Vicenzo Scarantino che si assumono la responsabilità diretta di Via D’Amelio mentre poi invece Spatuzza ci spiegherà che loro non c’entrano niente, si sono fatti condannare ingiustamente per coprire lui e evidentemente qualcun altro.

Il primo agosto, 12 giorni dopo la strage di Via D’Amelio viene convertito in legge il Decreto Martelli che dopo la strage di Capaci era stato varato dal Governo, ma imboscato dal Parlamento che non l’aveva convertito in legge e la strage di Via D’Amelio invece, a furor di popolo costringe il Parlamento a rifare i conti con quel decreto e a approvarlo, è il Decreto che praticamente consacra il 41 bis, il carcere duro per i mafiosi nelle isole, proprio davvero perché dopo la strage di Via D’Amelio vengono prelevati nella notte decine e decine di boss e portati a Pianosa e Asinara.

L’estate – autunno del 1992 continuano le trattative che hanno come tramite il figlio di Ciancimino e come protagonisti il padre di Ciancimino che riferisce a Riina e a Provenzano e dall’altra parte Mori e De Donno, Riina però comincia a essere considerato poco affidabile perché la sua strategia stragista sta continuando e quindi evidentemente lo Stato, quelli che rappresentano lo Stato e che stanno dietro al Ros e dietro a Ciancimino cercano altri referenti più affidabili per trattare e infatti viene individuato, ci sono varie trattative in quel momento, c’è anche la trattativa fatta da un certo Bellini che utilizza come assaggio una nuova collaborazione la possibilità di restituire opere d’arte che sono state rubate, ma il referente più affidabile di Riina viene individuata in Bernardo Provenzano e nello stesso periodo infatti è Provenzano che di fatto secondo le ipotesi di accusa sempre più accreditate si vende Totò Riina, consegnando ai Carabinieri del Ros le mappe dei vari nascondigli nei quali Riina trascorreva la latitanza, in uno dei quali poi è quello dove di lì a poche settimane Riina verrà arrestato.

A metà dicembre c’è l’arresto di Ciancimino il quale ha immediatamente la sensazione di essere diventato inutile, ormai la trattativa ha portato all’individuazione del covo di Riina e quindi lui può essere impacchettato, infatti gli arriva un bel mandato di cattura, derivante dal fatto che si dice che lui potrebbe scappare all’estero perché ha chiesto il passaporto, in realtà da quello che si è scoperto recentemente, pare che quel passaporto siano stati i Carabinieri a dirgli di chiederlo e naturalmente la richiesta del passaporto allerta il Ministro Martelli che fa sapere al Procuratore Generale di Palermo che bisogna negare il passaporto a Ciancimino e così i magistrati sollecitati dal Ministero della Giustizia per questa storia del passaporto, mettono in galera Vito Ciancimino che quindi esce di scena come referente della trattativa tra Stato e mafia e siamo al 1993.
Il 15 gennaio 1993 arriva Caselli a Palermo come nuovo Procuratore e lo stesso giorno gli fanno trovare impacchettato Totò Riina arrestato dagli uomini del Ros poco distante dal covo di Via Bernini, c’è la storia della mancata perquisizione che naturalmente resta un buco nero ma che diventa molto significativa, anche questa mancata perquisizione potrebbe far parte di una trattativa, ci consegnate Riina ma noi vi lasciamo le carte di Riina, la possibile cassaforte sicuramente se conteneva prove del papello o della trattativa i Carabinieri non la toccano perché non entrano neanche nel covo, prima ci entrano i mafiosi, gli uomini di Pagarella a portare via tutto.

A febbraio c’è l’esplosione finale, il salto di qualità ultimo di tangentopoli con la consegna di Silvano Larini l’uomo che inguaia Craxi definitivamente, c’è Licio Gelli che inguaia Claudio Martelli nello scandalo del conto protezione, Martelli viene indagato e si dimette da Ministro della Giustizia il 10 febbraio e al suo posto dentro al governo Amato come Ministro della Giustizia subentra il Prof. Giovanni Conso.
Il 12 febbraio 1993 c’è una riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica e qui racconterà Nicolò Amato che è il capo del Dap (dipartimento amministrazione penitenziaria), il direttore delle carceri, pare che il Capo della Polizia Vincenzo Parisi abbia detto che bisogna alleggerire il 41 bis perché lui ha delle riserve sull’eccessiva durezza del trattamento carcerario inflitto ai mafiosi nelle carceri di Pianosa e Asinara dopo le stragi, in realtà nei verbali di questo comitato che Parisi abbia detto questo cosa non risulta, risulta invece che è stato Nicolò Amato, socialista, Avvocato di Craxi a sollecitare un alleggerimento del 41 bis, sta di fatto che le lor versioni divergono e Nicolò Amato è vivo, può parlare ancora, Parisi è morto e quindi non si può difendere, ma in quella sede per la prima volta viene ventilata l’ipotesi di alleggerire il 41 bis che era proprio uno dei punti del papello, l’alleggerimento del trattamento carcerario per i boss, soprattutto dopo naturalmente la strage di Via D’Amelio quando, come abbiamo detto, tutti i mafiosi detenuti vengono portati via dalle carceri in giro per l’Italia e concentrati nelle isole lontano dai parenti, dagli Avvocati e dalle possibilità di comunicare.

Nel frattempo Tangentopoli ormai sta radendo al suolo tutti i partiti, escluso il Caso Greganti, ci sono le tangenti rosse in prima fila, c’è il tentativo disperato del Governo Amato tramite il Ministro Conso con il Decreto Conso – Amato di depenalizzare il finanziamento illecito per cancellato il reato più diffuso dello scandalo di Tangentopoli e salvare la classe politica, Decreto che Scalfaro non firma e quindi non entra in vigore, il governo è delegittimato, anche perché oltre a Martelli ci sono molti altri Ministri indagati e infatti a aprile arrivano le dimissioni del Governo Amato, subito dopo il referendum di Segni contro il finanziamento pubblico dei partiti e sulla nuova legge elettorale, il finanziamento pubblico dei partiti viene cancellato dal voto popolare con una maggioranza, se non erro, del 90%, la Legge elettorale è quella che spinge in senso maggioritario un sistema che invece era sempre stato proporzionale, è una cesura tra il sistema della Prima Repubblica e quello che verrà dopo.

26 commenti su “L’Italia è una Repubblica fondata sulla mafia”

  1. Marina Boggian,per mafia non intendo solo quella che sta al sud del nostro paese,ma intendo la politica sia delle lobby,sia del nepotismo e dei poteri forti sempre a discapito della gente comune.Per me anche quella e’ una forma di mafia bella e buona.

  2. Quando accade che alcuni gruppi anche politici si fanno le regole da soli e si permettono senza alcun rischio di imporle a tutti con abusi, coperture mediatiche, arroganza, prepotenze e minacce, come si chiama questo comportamento se non mafia? E quando queste cose avvengono all’interno di molti se non tutti i partiti come si fa a non condividere la domanda in oggetto?

  3. L’Italia e’ una Repubblica fondata sulla mafia? Direi che gli intenti nella sua fondazione non erano quelli di oggi, e lo dimostra la Costituzione. Purtroppo oggi…….e’ tutta una mafia e a volte, si osserva che uno dice mafioso all’altro (per meglio farla lui). E’ diventata una cultura. Per sconfiggerla, sarebbe necessario costituire un nucleo che costantemente ne studi il cambiamento e i metodi sempre nuovi e raffinati che la mafia adopera, modificandoli da paese a paese, da citta’ a citta’, a secondo le condizioni socio economiche del posto.
    Pensate, oggi la mafia oltre a utilizzare strumenti culturali raffinatissimi , utilizza pefino i mezzi legali per portare avanti i suoi interessi.
    Ripeto, e’ necessario creare un nucleo permanente di studio per capirne i repentini e gli strumenti chhe adopera per i suoi fini, perche’ essa, purtroppo, e’ sempre piu’ avanti delle Istituzioni (quando non e’ dentro di loro).

  4. Io invece mi chiedo da molto tempo che ce ne vuole di coraggio per chiamare questa nazione Italia…. una volta ma adesso proprio no….

  5. @per tutti…..noi siamo l’eccezione che conferma che l’Italia non è mafia….diversamente nessuno avrebbe scritto. Un conto è dire che esiste e fa i suoi comodi, un conto è dire che l’Italia è FONDATA sulla mafia!!

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